A text on Villa “La Saracena,” designed by Luigi Moretti in 1955 in Santa Marinella for Flos Stories Issue 4.

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The air is crisp. Behind the hedge, one can hear the sound of raking leaves and the waves crashing onto the sand. Saracena lies immersed in calm stillness, its forms looking like a placid wheel of ricotta that has just emerged from its whey. The sun shines onto the window, a winking reflection that is an invitation to come in. Within the bright
corridor, the tiles evoke the colour of scrambled eggs, it’s time to make a coffee. All around, it smells like ten in the morning. Like a mirrored conveyor belt, the floor pushes you to discover the other rooms. A fly taps on the window of the sea-facing hall; it stops, it starts again.
Its buzzing sound brings to mind the neon signs on the promenade, where in 1957 Ingrid Bergman and Roberto Rossellini sipped ac-qua e menta while, at home, the sun-dried sheets were preparing to host Gregory Peck, Marlon Brando and Federico Fellini. Nearby, in 1962, a Lancia Aurelia shot past, ruffling bougainvilleas in the movie ‘Il Sorpasso’.
Meanwhile on the first floor terrace, the Villa’s owner, Luciana Pig-natelli D’Aragona, was resting under a large straw hat.
Something’s moving. It’s the light. It must have been an hour, maybe two. A dancing ray of dust ploughs through an eye-shaped opening on the ceiling. Shadows cut the space into cake slices. On the green and blue majolica tiles, in the sunken parlor, a girl with a peach and strawberry striped dress is lying down, eating a popsicle. It’s hot, the breeze passing by the round garden flicks through the pages of a magazine. The outside walls suddenly turn canary yellow, and from the fluorescent lawn two white butterflies fly against the light. Below the terrace, the underground grotto offers refuge from the heat and it’s an ideal spot for private conversations, singing practice, or sharing recipes.
With a little sprint, it’s possible to jump in the sea in less than twelve seconds – with or without a bathing suit on. And if you hold your breath underwater, you can lose the sense of time. Once back on the surface, it’s sundown. Looking back to the horizon, Saracena rises all pink, like a tamed coral reef punctuated by agave and palm trees, under a Roman sunset that tastes like summer and opportunities.

Sembra far fresco a Santa Marinella. Dietro la siepe, si sente il suono di un rastrello che raccoglie le foglie del gelsomino e delle onde che si infrangono sonnolente sulla sabbia. La Saracena, ancora silenziosa, si appoggia al terreno come una ricotta fresca appena emersa dal siero del latte. Un riflesso brillante del sole sulla finestra fa l’occhiolino, è un invito ad entrare. Nel corridoio illuminato, le piastrelle color uovo sbattuto fanno venire voglia di farsi un caffè. Si sente profumo di dieci di mattina. Come un nastro trasportatore a specchio, il pavimento spinge verso le altre stanze. Nel salone che si affaccia sul mare c’è una mosca che picchietta sulla vetrata, si ferma un po’ e poi riprende.

Il suo ronzio ricorda quello delle scritte al neon dei locali sul lungomare dove nel ’57 Ingrid Bergman e Roberto Rossellini bevevano acqua e menta mentre a casa le lenzuola stese al sole si preparavano ad ospitare Gregory Peck, Marlon Brando e Federico Fellini in visita. Poco distante, nel ’62, una Lancia Aurelia sfrecciava scompigliando le buganvillee nel film “Il Sorpasso”. Sulla terrazza al primo piano della villa Luciana Pignatelli D’Aragona, la padrona di casa, riposava con un grande cappello di paglia calato sul volto.

Qualcosa si muove, è la luce. Dev’essere passata almeno un’ora, forse due. Un occhio sul soffitto lascia passare un fascio di pulviscolo danzante. Le ombre tagliano lo spazio come fette di torta alla panna. Sulle maioliche decorate in verde e azzurro, nel salottino sommerso, una ragazza in un prendisole a righe pesca e fragola mangia un ghiacciolo a pancia in giù. Fa caldo, ma fuori il giardino circolare è ventilato e le pagine del giornale si sfogliano da sole. Le pareti esterne si tingono di giallo canarino e dal prato fluorescente spiccano il volo due farfalle bianche che si perdono in controluce. La grotta sottostante la terrazza offre riparo dalla calura ed è ideale per conversazioni private, esercizi di canto o scambi di ricette. Prendendo la rincorsa è possibile tuffarsi in mare in meno di dodici secondi, con o senza costume. Se si trattiene il respiro sott’acqua è facile perdere il senso del tempo. Quando si torna a galla è quasi sera. Dando le spalle all’orizzonte, la Saracena sorge tutta rosa come un’addomesticata barriera corallina puntellata di agavi e palme in un tramonto romano che sa di zampirone e possibilità.

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