“Come sale e pepe nella zuppa,”  is a book I wrote about the work of Swiss graphic designer Lora Lamm, for a special series dedicated to female designers, edited by Chiara Alessi for Electa.

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Excerpt 1.

The relationship with space is a topic of great interest to me. Not only understood as the perimeter within which a drawing takes shape, but also as the place we are when we create it and as the space we think we occupy in society at that moment in our lives.
When drawing became my profession, the characters I illustrated were small, flanked by large objects, such as a giant broccoli or a hot air balloon, often depicted with primary colors resting on a gray background. With blue, red, and yellow you can’t go wrong, I thought. Over time those same characters grew, settled on the paper, became half-busts. The more I worked and the more time passed, the more my figures swelled, moved closer to the lens and began to push against the graphic grid of the page as if they were no longer in it. The colors became more vibrant, the juxtapositions more daring, and all the while, without my noticing, I was becoming an adult.

Excerpt 2.

I decide to have lunch at the cafeteria before continuing the museum exhibition tour. I order the soup of the day. A fuchsia beet puree is shot through with orange oil bubbles and clumps of green parsley. A little masterpiece in a bowl. I have a cup of coffee and then go down to the ground floor where I am told other original works by Lora Lamm can be found.
The first thing I notice in the still unexplored room is a salmon-pink wall displaying a collection of cutouts from various packing boxes. Dozens of “Fragile” inscriptions in different fonts, stylized little men carrying packages, arrows in various shapes, fruit of all kinds, umbrellas, and broken glasses. A neat and wonderful cataloging of everyday anonymous graphics. In the black metal coffered displays at hand in the center of the room precious treasures are hidden: fabric cutouts designed by Sophie Taeuber-Arp and Gunta Stölzl, the original designs made by Atelier Populaire for the 1968 French events, Swiss design objects such as an egg-case travel case, clocks, fountain pens, and small interlocking wooden children’s sculptures. Then suddenly, the drawer slides on its tracks revealing a collection of drawings and sketches. The two women in the big orange hats in front of whom my mom, sister and I will be immortalized during our trip to Chiasso rest elegantly here, marked by a smudge of black paint and white-out erasures. Between the brush-drawn blue lines of the subject’s dress on the left, a tiny inscription can be discreetly glimpsed: “Lora Lamm.”
I have always found small errors and pencil marks in other people’s work extremely fascinating. Mine, however, I cannot tolerate. Not far away is the sketch for the La Rinascente poster “Flowers in the House,” where a bouquet of purple and white flowers in tempera meets a collage of a row of sewing pins simulating a scotch-taped lawn. On either side of the drawing Lamm’s annotations: “70 x 100 cm,” “Copy with lettering,” and “Purple, yellow, green.” One of my favorites is the bichrome drawing for the poster “Living on Carpets” in which a woman and a man are lying on opposite sides of a sand-colored striped carpet. Then the beautiful silhouettes of women wearing colorful cardboard dusters, a Santa Claus wrapped in black and white diamond patterned wrapping paper, a table set with flowers instead of cutlery.
Looking at these drawings I find a similar approach and sensibility to my own. Lamm was certainly an important influence in my work, but I think more than the individual forms, what really attracted me to her work was her ability to synthesize, to suggest an atmosphere, to govern the paper, to make directorial choices within the space she had available. Staying within boundaries and at the same time being able to break them, to expand them, to push them into new dimensions is in my opinion the most incredible characteristic of Lora Lamm’s work.

Estratto n.1

Il rapporto con lo spazio è per me un tema di grande interesse. Non soltanto inteso come perimetro all’interno del quale prende forma un disegno, ma anche come luogo in cui siamo quando lo creiamo e come spazio che pensiamo di occupare nella società in quel momento della nostra vita. Quando disegnare è diventato la mia professione, i per- sonaggi che illustravo erano piccoli, affiancati da oggetti di grandi dimensioni, come un broccolo gigante o una mongolfiera, spesso realizzati con colori primari appoggiati a un fondo grigio. Con blu, rosso e giallo non si può sbagliare, pensavo. Nel tempo quegli stessi personaggi sono cresciuti, si sono accomodati all’interno del foglio, sono diventati mezzibusti. Più lavoravo e il tempo passava, più le mie figure si gonfiavano, si avvicinavano all’obiettivo e cominciavano a spingere contro la griglia grafica della pagina come se non ci stessero più dentro. I colori sono diventati più vivaci, gli accostamenti più arditi e nel frattempo, senza che me ne accorgessi, io diventavo adulta.

Estratto n. 2

Prima di proseguire il percorso espositivo del museo, decido di pranzare alla caffetteria. Ordino la zuppa del giorno. Un passato di barbabietola fucsia è attraversato da bolle d’olio arancioni e ciuffetti di prezzemolo verde. Un piccolo capolavoro in scodella. Prendo un caffè e poi scendo al piano terreno dove mi hanno indicato essere custoditi altri lavori originali di Lora Lamm.
La prima cosa che noto nella sala ancora inesplorata è una parete rosa salmone sulla quale è esposta una collezione di ritagli di immagini provenienti da scatole d’imballaggio varie. Decine di scritte “Fragile” in caratteri diversi, omini stilizzati che trasportano pacchi, frecce dalle varie forme, frutta di ogni tipo, ombrelli e bicchieri rotti. Un’accurata e meravigliosa catalogazione della grafica anonima quotidiana. Negli espositori di metallo nero a cassettoni a disposizione al centro della stanza si nascondono tesori preziosi come ritagli di tessuto disegnati da Sophie Taeuber-Arp e Gunta Stölzl, i disegni originali realizzati da Atelier Populaire in occasione delle manifestazioni francesi del 1968, oggetti di design svizzero come una valigetta portauova da viaggio, orologi, penne stilografiche e piccole sculture di legno a incastro per bambini. Poi all’improvviso, il cassetto scorre sui suoi binari rivelando una collezione di disegni e bozzetti. Le due donne con il grande cappello arancione davanti alle quali mia mamma, mia sorella e io saremo immortalate durante la nostra gita a Chiasso, riposano qui elegantemente, segnate da uno sbaffo di pittura nera e dalle cancellature a bianchetto. Tra le righe blu tracciate a pennello dell’abito del soggetto sulla sinistra
si intravede discreta una minuscola scritta: “Lora Lamm”. Ho sempre trovato estremamente affascinanti i piccoli errori e le tracce di matita nei lavori altrui. I miei, invece, non posso tollerarli. Poco distante, il bozzetto per il poster de La Rinascente “I fiori nella casa” dove un bouquet di fiori viola e bianchi a tempera si incontra con il collage di una fila di spilli da cucito che simulano un prato incollato con lo scotch. Ai lati del disegno le annotazioni di Lamm: “70 x 100 cm”, “Copia con scritte”, “Viola, giallo, verde”. Uno dei miei preferiti è il disegno bicromo per il manifesto “Vivere sui tappeti” in cui una donna e un uomo sono sdraiati sui due lati opposti di un tappeto a righe color sabbia. Poi le bellissime silhouette di donne che indossano spolverini di cartoncino colorato, un Babbo Natale avvolto da carta regalo a rombi bianchi e neri, una tavola apparecchiata con fiori al posto delle posate.

Nell’osservare questi disegni ritrovo una somiglianza e sintonia con i miei. Certamente Lamm è stata un’influenza importante nel mio lavoro, ma credo che più che le singole forme e i soggetti, quello che della sua opera davvero mi ha attratto sia stata la capacità di sintetizzare, di suggerire un’atmosfera, di governare il foglio, di fare scelte registiche all’interno dello spazio che aveva a disposizione. Questo stare dentro i confini e al tempo stesso essere in grado di romperli, di espanderli, di spingerli verso nuove dimensioni è a mio parere la caratteristica più incredibile di Lora Lamm.

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